martedì 2 maggio 2017

Roseto Valfortore



Roseto Valfortore  è un comune italiano di circa mille abitanti della provincia di Foggia in Puglia. Il paese è annoverato nei "I borghi più belli d'Italia", e fa parte della comunità montana Sub-Appennino Dauno Settentrionale. Nel territorio che lo circonda nasce e scorre il Fortore, fiume da cui il paese prende il nome. Il paese sorge in un paesaggio verdeggiante e suggestivo e i resti del suo antico castello medievale ricordano, ancora oggi, la funzione difensiva con la quale è nato l’abitato, dal quale si poteva controllare tutto il territorio circostante.
Il nome del borgo, “Rositum”, viene citato per la prima volta in un documento del XII secolo e sembra derivare dal toponimo latino “Rosetum”, “roseto”, mentre la specificazione “Valfortore” è stata aggiunta nel 1862 e deriva chiaramente dalla posizione geografica dell’abitato, dunque dal nome dell’omonima vallata che lo ospita.
Nel centro storico si possono ammirare alcuni edifici di pregio architettonico, tra cui la torre del castello medievale, diversi palazzi gentilizi, un’antica fontana e la chiesa parrocchiale, la cui facciata è abbellita da un bellissimo portale.
Passeggiando per il borgo, si respira in alcuni angoli ancora l’atmosfera medievale della sua fondazione, che riemerge nei vicoli stretti, detti “stréttole”, che partono da una strada principale denominata “Piazza Vecchia” e sono disposti secondo una tecnica che alterna vicoli più larghi, da cui partivano le scalinate delle abitazioni, a vicoli strettissimi, nei quali si raccoglieva l’acqua piovana. Inoltre, sono ancora visibili le porte che secoli fa chiudevano i vicoli per proteggere l’abitato da eventuali attacchi esterni.
Vicino alla Piazza Vecchia si trovano poi la chiesa madre, costruita nel 1507 per volere del feudatario Bartolomeo III Di Capua, e il Palazzo Marchesale.
 Il borgo, che sta faticosamente risalendo dall’abisso di abbandono in cui l’ha lasciato l’emigrazione, vive in simbiosi con il suo meraviglioso bosco ceduo, chiamato Vetruscelli. “Il bosco – cantano i rosetani – è un vasto incanto di mistero”, dove si spegne l’amarezza di una vita incompiuta, da riscattare altrove. Basta, allora, uscire a fare due passi nel bosco, tra orchidee selvatiche e altre varietà di fiori, per cercare come Proust il fiore amoroso di Swann, la “catleia” che racchiude la fragile bellezza delle forme viventi. Inoltre, nei boschi  è possibile trovare il tartufo nero, ma anche il tartufo bianco, il bianchetto e l'uncinato. Il tartufo è infatti uno dei prodotti che meglio raccontano la tavola del borgo, tanto da avere una sagra ad esso dedicata.
Ci si ristora tra numerose fonti di acque sorgive ed è dolce, nelle sere d’agosto, godersi dal belvedere del “Giro Coste” il cielo stellato e la fresca brezza che viene dal bosco.

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